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Una scultura che attraversa i secoli
Fusa nel bronzo, per diventare eterna. Così come nel popolo di Castelfiorentino, l’immagine e il culto di Santa Verdiana è radicato ormai da secoli. Anzi, fin da subito, fin da quando Verdiana era una ragazzina dagli strani poteri, dovuti alla straordinario spirito devozionale e alla ferrea volontà, segnali e significati indispensabili ai Santi.
Bruna Scali, pittrice castellana, ha in altre occasioni impegnato la sua capacità artistica ad illustrare la figura della Santa. In passato ha anche realizzato una storia a fumetti sui fatti eccezionali che portarono questa bambina di umili origini ad avvicinarsi così tanto al mistero divino da restarne prigioniera per sempre. L’opera in bronzo, fusa dalla fonderia Salvadori di Pistoia nel 2004, prese forma nell’estate del 2003, attraverso un lungo lavoro di rilievi plastici, bozzetti, giochi di volumi e di luce.
A differenza della pittura o del disegno, dove sono in gioco sempre le due dimensioni e l’infinito variare dei colori e dei chiaroscuri, nella scultura il protagonista assoluto è il metallo nello spazio. Il racconto di una visione ha preso forma così prima nella plasticità della creta, per dare vita all’esito ultimo della colata incandescente. Ma qui tutto nasce nello sguardo, dagli occhi sbarrati da una visione divina nasce il movimento, la vibrazione della scultura. Ed è un attorcersi delle forme che sviluppa il racconto, a seguitare il fremito dallo sguardo fino all’ultima fibra della veste. E in simbiosi con le due serpi, che sembrano quasi parte del corpo della Santa. Anche il cesto di vimini, simbolo di semplicità e lavoro, è presente, incastonato nel busto come un diamante oscuro. Le mani che si avvolgono sul corpo limitano e dilatano le superfici: sono appigli lucidissimi, in contrasto con i toni ricchi di ombra del fondo. Le dita nervose e lunghissime parlano del lavoro e delle opere della Santa, dei suoi umili mestieri di reclusa, delle sue mille rinunce. Lo sguardo che accende il volto di Verdiana si allontana nel vuoto, a perdersi in luoghi invisibili a occhi umani. Non è l’estasi mistica raggiunta o in corso, come nel distendersi languido di Santa Teresa del Bernini, ma è un continuo fremito, un tendere verso che ci inquieta e ci incanta, a seguire l’infinito del sogno senza tempo che l’opera in bronzo racchiude. Ed è un movimento barocco di accumuli e respiri, che rendono vibrante la scultura: è viva a tutto tondo, non ha un punto di vista privilegiato. In ogni angolo ha un brivido, una storia, un’emozione da trasmettere.
E’ un’opera resa possibile solo da una profonda partecipazione interiore ed emotiva dell’artista alla vita terrena e spirituale di Santa Verdiana.
Ancora oggi la scultura, creata per una collocazione pubblica, non ha trovato la sua casa, o la sua via o la sua piazza. Spero che presto si arrivi a una giusta soluzione, perché ciascuno possa ogni giorno, passando da Castelfiorentino, ricevere anche visivamente il messaggio antico e modernissimo che questa straordinaria Santa continua, dal profondo dei secoli, ancora a donarci.
Paolo Pianigiani
Castelfiorentino, 1 Febbraio 2008, Santa Verdiana