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Occorre qui interrogare la possibilità concreta di affiancare ai comuni quanto necessari percorsi di formazione musicale uno sviluppo che chiami in causa l’interezza della soggettività del musicista; tutt’altro passibile, esso, di essere considerata già in sé sufficientemente matura da non necessitare di un percorso evolutivo; interezza fisica, anima e spirituale. Si sarà pronti a dire che questo riguarda una scelta individuale che non può mescolarsi direttamente alla “questione musicale”;almeno non direttamente, non se ne vede come. Oppure si dirà che tale spunto sia già stato dato dai così detti coach, e formatori di varia natura. Il più di queste proposte non mirano ad una ricerca interiore, ad un approfondimento dell’intimità dell’uomo nella sua relazione cosciente con lo spirituale, ma per lo più ad un potenziamento del già esistente; spesso questo coincide con uno sviluppo dell’Ego.
Quello che qui invece si cerca di abbozzare è qualcosa che si reca nella direzione opposta, vale a dire quella di un formazione-educazionein grado di espandere i confini della sua percezione cosciente alle regioni inconsce dell’anima e a quelle dello spirituale, in quanto solo così, si ritiene, si può parlare oggi di formazione artistica, che è formazione dell’uomo prima che delle sua abilità materiali.Non di scuola occulta si sta parlando.
Diremo dunque: dell’ordine di due scenari complementari e differenti: la scena inconscia e la scena spirituale, poiché essi convivono.C’è una musica “dal basso” e una musica dell’”alto”; una che preme dall’istintualità dell’anima senziente come ciò che emerge dal corpo pulsionale e ciò che discente come dono dalle regioni del soprasensibile. Esse devono trovare un accordo.Lo si tenga presente.Il pulsionale non è lo spirituale, finché questi non faccia corpo. Essi si accordano nella misura in cui il desiderio e l’anelito trovano la congruenza dei solo destini e si immettono nella corrente dell’esistenza terrena.